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Cosa ci rimane dopo sette anni di Dybala?
26 mag 2022 10:58Altre notizie
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Il primo luglio di quest’anno terminerà definitivamente l’avventura in bianconero di Paulo Dybala. Con la scadenza del suo contratto l’argentino sarà libero di trasferirsi a parametro zero dove desidera, tra i club interessati si segnalano le forti insistenze dell’estero di Tottenham e Arsenal e della Roma in Italia. 

Tra le varie pretendenti anche l’Inter la quale oltre a essere protagonista della maggioranza delle antipatie bianconere sembra anche la prima indiziata come prossima destinazione dell’ex Palermo. La fine della sua esperienza sotto la Mole lascia un po’ tutti con l’amaro in bocca, a partire dello stesso Dybala che guardandosi indietro non può essere troppo indulgente verso se stesso e quanto mostrato fino a oggi, culmine della sua carriera. Il calciatore infatti negli anni ci ha dato l'idea di non avere mostrato mai completamente la migliore versione di se stesso né col club né con la nazionale.

La nazionale

Con l'Argentina il rapporto negli anni è stato a dir poco complicato, con il culmine nella non convocazione per l'edizione del 2021 della Copa América la cui vittoria Dybala ha dovuto festeggiare dal divano di casa come semplice tifoso. 

Mentre con la Juventus non potrà più rifarsi con l'Albiceleste potrebbe già averne occasione a novembre in Qatar; la squadra sudamericana è infatti considerata tra le grandi favorite da vari siti che aggregano le quote dei mondiali di calcio come OddsChecker e questa potrebbe essere una grande occasione di riscatto per il calciatore finora rimasto abbastanza ai margini nel team nazionale.

Come già detto potrebbe, la sua presenza in Qatar non è infatti scontata.

Vittima anche lui di una nazionale che non può mettere da parte Lionel Messi, fa parte di quella generazione di attaccanti che hanno dovuto trovare il proprio spazio alle spalle o di fronte alla pulce.

Mentre calciatori come Sergio Agüero e l’ex compagno di squadra Gonzalo Higuaín sono riusciti negli anni a farsi carico dell’attacco grazie a caratteristiche che ben si sposavano con l’attuale stella del Paris Saint-Germain non è stato così per che Dybala, il quale non è mai riuscito a ritagliarsi uno spazio in cui essere funzionale al gioco dei CT che si sono avvicendati sulla panchina albiceleste.

Ad aggravare la posizione del quasi ex Juve c’è anche l’attuale momento di grazia di Lautaro Martínez, il quale è riuscito in breve tempo e con personalità a prendersi il centro dell’attacco argentino, andando sostanzialmente a sostituire il calciatore originario di Laguna Larga nelle convocazioni della Selección.

Ecco, la personalità. Problema che Dybala sembra portarsi dietro da anni e che pare averlo limitato spesso.
L’argentino osservandone la carriera pare non rendere bene quando si trova di fianco calciatori più forti di lui che ne possano mettere in discussione la centralità tecnico-tattica.

A dare forza a questa sensazione vi sono sia le prime due stagioni in bianconero dove da protagonista dell’attacco dimostrava una superiorità tecnica dai connotati divini andata sempre più a scemare quando i compagni di attacco potevano essergli di eguali e anche superiori capacità.

Alla Juventus

Per l’appunto la carriera di Dybala alla Juventus – per quanto piena di trofei – può essere divisa in un primo troncone più soddisfacente e dove sembrava avere raggiunto i crismi del top player a una seconda fase di declino coincisa con l’arrivo a Torino di Cristiano Ronaldo.

La prima parte di carriera in cui Dybala fa coppia prima con Mario Mandžukić e poi con Gonzalo Higuaín è a dir poco esaltante, arrivando all’apogeo nel 2017-2018 dove tra tutte le competizioni segna ventisei gol, sua stagione più prolifica in carriera fino a oggi.

A essere sinceri una macchia in questo inizio di carriera c’è già e coincide con la tragedia sportiva di Cardiff. In quel giorno nasce la leggenda di Dybala preso a schiaffi dal compagno di squadra Leonardo Bonucci a quanto pare irritato dall’atteggiamento di sconforto e fatalismo dell’argentino nell’intervallo della partita. Non è nostra intenzione andare a fare un’analisi della partita o su quanto successo davvero in quello spogliatoio ma ci urge fare notare come a nessuno sembri improbabile lo scenario che la voce di popolo riporta come è innegabile che buona parte della squadra – Dybala compreso – nella ripresa rientrò con le gambe molli e i nervi a fior di pelle.

La seconda parte di carriera bianconera di Dybala coincide con l’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus. Non è fortunato Dybala, in nazionale ha Messi e nel suo club si trova a dovere contendersi l’attacco con l’altro migliore attaccante degli ultimi vent’anni.

Da questo momento in poi l’apporto offensivo di Dybala cala a picco, complice anche una gestione da parte di Allegri che lo porta a giocare più verso centrocampo rispetto all’ultimo terzo di campo. Nell’anno passato con il livornese la partita migliore di Dybala sarà la tripletta ai danni dello Young Boys del due ottobre. L’anno dopo, sotto la guida di Maurizio Sarri, l’ultimo vero lampo di Dybala in bianconero: un sontuoso girone di ritorno e premio di MVP del campionato di Serie A.

Dopo, il nulla. Il calciatore entra in una spirale di infortuni e di prestazioni per la maggior parte poco sopra la sufficienza a cui si uniscono alcuni comportamenti sopra le righe extracalcistici. Non è passato inosservato a società e tifosi il festino nella primavera del 2021 a casa McKennie, insieme ad Arthur Melo e le rispettive fidanzate. Risultato: multa e biasimo da parte dalla società, a pochi giorni dell’attesissimo Derby della Mole. Non proprio una operazione simpatia in un momento storico particolare per tutti.

In conclusione
Cosa ci resta dunque di questi sette anni di Dybala bianconero? Negli occhi sicuramente uno di quei calciatori in grado di dare del “tu” al pallone e che a ogni stop e giocata era in grado di ricordare sia ai suoi tifosi che allo spettatore neutrale il perché il calcio è lo sport più seguito al mondo. Ci resta anche l’amarezza di un calciatore che non sembra essere riuscito a esprimere completamente il suo talento, non esplorando a fondo e con compiutezza le sue possibilità e con la predisposizione a nascondersi quando era il momento di essere davvero decisivi.
Le lacrime post Juve-Lazio sono quelle di un amore profondo e finito nel peggiore dei modi ma che era arrivato chiaramente al capolinea. Meglio per entrambi separarsi, farà anche male ma è l’unico modo per ricominciare a stare meglio, da entrambe le parti.
 

RadioBianconera Redazione