Il professor Giovanni Di Perri, virologo e responsabile del reparto Malattie Infettive dell’Amedeo di Savoia, è intervenuto a Radio Bianconera nel corso di ‘Terzo Tempo’: “Se siamo vicini al picco? Secondo me sarà più in là del 18, verso la fine del mese. E sono ottimista. Stiamo gestendo una situazione in cui i provvedimenti sono iniziati di recente e siamo un Paese del basso Mediterraneo, quindi piuttosto indisciplinati. In più non abbiamo fatto tamponi a tutti. In Corea del Sud hanno aggredito fin da subito i primi segnali e sono riusciti meglio di noi a ridurre il numero dei contagi, hanno molti meno morti e più posti in terapia intensiva. A Wuhan hanno avuto il picco dopo un mese e mezzo con una domiciliazione militare. Noi siamo un po’ più all’acqua di rose. I medici? C’è molto lavoro, poi c’è un discorso di rischio dal punto di vista medico-legale. In questo momento in Piemonte non ci stanno consegnando le mascherine di massima sicurezza che servono a lavorare sui pazienti che sono in respirazione assistita. Io spero che il 16 aprile potremo dire che ogni giorno ci sono stati casi nuovi. Abbiamo gli infermieri e i medici d’ospedale peggio pagati d’Europa e in questo momento gli si chiede di mettere a rischio la loro vita. È un momento molto difficile. Se riuscissimo a dire loro che ogni giorno ci sono meno casi, con il conseguente svuotamento della terapia intensiva, sicuramente sarebbe un sollievo. Un aiuto potrebbe darcelo il farmaco che stanno testando. Il problema è a chi siamo affidati, è una classe politica più abituata ad inaugurare la fiera del vino che ad affrontare i problemi seri. E questa è una cosa serissima”.

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